martedì 21 marzo 2017

Il Travaglio interiore

Spiace che una persona intelligente come Marco Travaglio, non conosca la differenza tra un garante e un dittatore. Se non fosse il grande giornalista che è, il suo editoriale di oggi forse non meriterebbe, nemmeno una risposta (sempre che legga la mia!).

Garante, assicura il Treccani on line, è "chi garantisce, dà assicurazione del mantenimento di un impegno da parte di altri". Mentre dittatore in politica è il "Capo di un governo assoluto totalitario". Certo l'uso dei vocaboli nel giornalismo si presta a significati estensivi, iperboli e giochi di parole, ma una maggior prudenza avrebbe, a mio avviso, reso onore in primis, proprio a Marco Travaglio.

Beppe Grillo NON è un "dittatore", ne potrà mai esserlo!

Non potrà mai nemmeno candidarsi (con il MoVimento Cinque Stelle), in virtù di una regola, da lui stesso voluta, che impedisce la candidatura di chi ha subito condanne penali.
Beppe è il "Garante" dei candidati del MoVimento ed esercita il ruolo "coerentemente" con lo statuto del M5S.

Concordo con Travaglio che sarebbe stato meglio escludere Marika Cassimatis, prima delle competizione per la scelta del candidato a Genova, ma siamo sicuri che Beppe Grillo fosse al corrente dei motivi ostativi, prima delle "comunarie"?


In ogni caso ricordo a tutti che l'uso dei simboli del M5S può essere interdetto in ogni momento al singolo portavoce come ad un intera lista. Cosa che succede normalmente quando le liste presentate non ricevano la "certificazione" del M5S.

Alcune volte i candidati perdono la loro certificazione durante la campagna elettorale; è successo proprio a Bari nel 2014. Alcune volte l'uso del logo è stato negato a portavoce eletti nelle istituzioni. Anche l'interdizione del candidato tra la procedura della sua individuazione e la concessione della certificazione è ovviamente possibile sebbene non fosse mai accaduta.

Ma la "garanzia" è un processo di qualità che dovrebbe accompagnare i "politici" di tutti i partiti, in ogni momento, dall'individuazione del candidato sino al termine del suo mandato nelle istituzioni. Un processo che SOLO il M5S, per ora porta a termine, pagandone mediaticamente il prezzo, come nel caso di Genova.

Tutto ciò non significa che necessariamente ci si deve fidare di Beppe Grillo, esistono altri partiti ed esiste la possibilità per chiunque di fondarne di nuovi. Quello che a mio giudizio si deve assolutamente evitare è la confusione nell'elettore. Non si deve rischiare che qualcuno, nella cabina elettorale, ingannato dal simbolo, assegni la propria preferenza a un candidato non in linea con i principi e i valori del MoVimento. Il M5S è una forza politica democratica, che concede spazio a tutti, che rispetta le idee di tutti, ma non è un TAXI su cui salire per raggiungere destinazioni e ambizioni personali.

Colgo l'occasione per rammentare che la certificazione di una lista Comunale non richiede necessariamente il ricorso ad una selezione "on line". Le "comunarie", vengono organizzate, qualora esistano sul territorio più liste che richiedono al MoVimento la certificazione,.

Tornando al processo di scelta dei candidati nel M5S, i problemi esistono ma sono di gran lunga più semplici da risolvere rispetto a quelli utilizzati dalle altre forze politiche, dove le candidature avvengono "senza" nessuna garanzia democratica o con procedure tradizionali, democratiche solo in apparenza.

Non intendo spezzare una lancia in favore del PD, che è evidente, non ha minimamente a cuore la qualità morale dei propri candidati, ma è innegabile che l'organizzazione delle primarie a livello locale o peggio a livello nazionale, pone problemi organizzativi praticamente, irrisolvibili. Una procedura "seria" di svolgimento delle primarie, dove ad ogni iscritto è offerta la possibilità di candidarsi, richiederebbe scrutatori, presidenti di seggio da scegliere tra persone esterne al partito.
Che costi avrebbe una procedura del genere? Senza contare che anche così, resterebbe la possibilità di alterare l'esito democratico del voto. Possibilità sempre presente, ricordiamolo, anche durante le elezioni amministrative e politiche.

Anche scegliere "on line" i propri candidati presenta dei problemi, lo abbiamo visto, ma le tecnologie, offrono la possibilità di mitigare i rischi di brogli a costi contenutissimi e soprattutto il funzionamento dei correttivi può essere facilmente analizzato per migliorare di volta in volta la qualità del processo.

Per questa ragione ritengo sbagliata la conclusione a cui giunge Marco Travaglio di "sbaraccare" il sistema di selezione del M5S, per sostituirlo con un imprecisato sistema "migliore".

La soluzione più logica è quella di migliorare l'attuale sistema, apportando correttivi tecnici, senza rinunciare alle votazioni "online", alla candidabilità generalizzata degli iscritti, che tanto hanno contribuito al successo politico del MoVimento. Un sistema che ha assicurato l'indubbia qualità della stragrande maggioranza degli "eletti", al di là degli errori fisiologici, ingigantiti dalla propaganda di un sistema allergico al cambiamento.

Per assicurare il cambiamento del nostro Paese occorrerà sempre più cercare con razionalità le soluzioni ai problemi, evitando di abbandonarsi all'emotività e ad isterismi ingiustificati.