domenica 2 febbraio 2020

Il sottosegretario

Entra il sottosegretario nella sala del consiglio municipale tirata a lucido. È piena come raramente accade, non tutti hanno trovato posto a sedere ma attendono fiduciosi e rassegnati al contempo. Io un po' meno e quando arriva, lo guardo con grande attenzione.
È anziano, direi al termine di una carriera non particolarmente brillante. 
A dispetto del suo accento è una persona colta al punto giusto, modi garbati ma schietti.

Il Sindaco non c'è, altri impegni! E poi, come da manuale Cencelli, un sindaco metropolitano è gerarchicamente sovraordinato ad un semplice sottosegretario, sebbene di un ministero così importante, da cui tanto dipende il benessere dei propri concittadini.

Gli onori di casa allora li fa il vicesindaco che accende il microfono e si schiarisce la voce.
In un attimo il silenzio è assoluto fatta eccezione per i beep di cellulari ed i flash delle fotocamere che immortalano l'evento.
Sorrisi d'occasione e sguardi finto intelligenti, mentre cameraman e fotografi si attardano sugli ultimi scatti e vanno via.
Presagio, mestiere o entrambi?  

Un delirio di ringraziamenti e saluti che, in ordine rispettosamente gerarchico, marcano i ruoli di ciascuna delle autorità presenti, in una solennità forse sproporzionata, ma sicuramente funzionale alla soggezione che ciascuno tra gli astanti deve provare.

Esauriti i convenevoli, catartica arriva la premessa: "il Sottosegretario parlerà per primo" - dice il vicesindaco,  ed aggiunge - "deve andar via per un impegno istituzionale, senza purtroppo poter ascoltare gli altri interventi".
La comprensione per il sottosegretario che corre di piazza in piazza a spandere il verbo a questo punto è totale e generalizzata. Pover'uomo!

Ciascuno si immedesima in lui dimenticando per un attimo l'assenza dello Stato che da anni è costretto a subire, i problemi irrisolti di una vita, l'angoscia, il senso di abbandono che le persone normali vivono da anni. Svaniscono d'incanto i motivi che lo hanno spinto quel pomeriggio a lasciare i propri affari, i propri affetti ed a correre in Municipio per ascoltare l'uomo importante che, venuto direttamente da Roma, può finalmente con un tratto di penna cambiare il destino del proprio territorio.

Per quasi quindici minuti il Sottosegretario riesce a parlare senza dire nulla. Tutto mestiere!
Sorprendentemente però la sua premessa, corta e schietta, rivela una certa coerenza: "Non conosco il vostro problema".
E certo, mica puoi aspettarti che un sottosegretario venga preparato ad un incontro con la cittadinanza!  Un politico di quel rango al massimo viene per stringere mani, compiacere satrapi locali, qualche generica promessa e via senza "citofonare" a nessuno.

Va via assicurando "sincera benevolenza", raccomandando a tutti di rivolgersi al politico locale, notabile  del suo partito e parlamentare, che "provvederà lui a recapitare", per le vie brevi, le suppliche dei popolani.

Alla faccia di chi parla di competenze, titoli e professionalità se questo è un sottosegretario mia figlia potrebbe lasciare il liceo e fare il ministro!

Ed io che ammutolito resto a pensare che se il PD è ancora questo, nonostante la mazzata alle scorse legislative, dobbiamo starne il più possibile alla larga.