Hammamet non è Sant'Elena e Craxi non è Napoleone, spiace ribadirlo nella ricorrenza dei vent'anni della sua morte; rispetto il dolore dei famigliari, ma "se le sono cercate" (Cit. G. Andreotti) le critiche di questi giorni.
La corruzione, come la prostituzione, è sempre esistita, non è certo un invenzione di Craxi, ma è anche vero che a lui va indubbiamente il merito, di averla ingegnerizzata e messa a sistema nella vita politica italiana.
Chi come me ha vissuto quegli anni, quando Craxi ed i suoi uomini imperversavano nelle istituzioni, sa di cosa parlo.
A tutti era chiaro a chi bisognava rivolgersi per vincere concorsi, prendere appalti, chi era in grado di "sistemare" ogni pratica, ogni pendenza. Banche, assicurazioni, comuni, regioni, ministeri i loro uomini erano ovunque e si mettevano a disposizione di tutti, con tariffe chiare, sconti ed omaggi in campagna elettorale.
Quando nel 91, prima dello scandalo di mani pulite, nei cinema esce "Il Portaborse", tutti capiscono di quale partito si parla nel film, chi è "Cesare Botero" interpretato da Nanni Moretti. Cinque anni prima quando Beppe Grillo fece la famosa battuta sui socialisti cinesi, quella che gli costò una comoda carriera in RAI, tutti risero, tutti la capirono, perché l'appetito famelico di quel partito era noto a tutti.
La morte cancella le colpe ma non la storia ed in un momento come questo in cui l'architrave corruttiva messa in piedi dai craxiani è ancora lì che minaccia la nostra democrazia e lo sviluppo del nostro Paese, sarebbe davvero un errore chiudere il tutto a tarallucci e vino.
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