Tutti
gli attuali partiti costruiscono il loro consenso basandosi sul
denaro per l'acquisizione delle preferenze elettorali. Gli ingenti
finanziamenti pubblici, incassati dalle loro tesorerie, sono però
ovviamente insufficienti a mantenere i tanti che al loro interno,
vivono di politica. Per questa ragione i partiti sono costretti a
cercare finanziamenti privati più o meno leciti. I loro candidati
nelle liste elettorali, sono scelti in base alla loro capacità
“personale” di portare voti. Questo indipendentemente che siano
scelti all'interno del partito, nei sindacati o in quella che con un
temine fuorviante viene definita la “società civile”. Costoro
sono “costretti” a raccogliere ingenti finanziamenti elettorali
che li legano indissolubilmente ai loro finanziatori. Quando uno di
loro viene eletto deve contraccambiare il finanziamento ricevuto e
costruire la propria “clientela elettorale”, attraverso un azione
politica pericolosamente in bilico tra immoralità e illegalità. Le
clientele elettorali, costituiscono veri e propri “pacchetti di
voti”, da utilizzare direttamente per la propria rielezione o da
scambiare all'interno del proprio partito, della propria corrente per
aumentare il proprio peso politico. I più “bravi” tra loro
riescono anche a portarseli dietro cambiando formazione politica o
addirittura a monetizzarli a fine carriera. Da tutto ciò discende
l'impossibilità per i partiti di amministrare con criteri
trasparenti, meritocratici e nell'interesse generale, la cosa
pubblica. Una persona di sani principi morali dovrebbe evitare di
candidarsi nei partiti perché sarebbe un corpo estraneo ed
entrerebbe inevitabilmente in contrasto con le loro necessità
economiche. Alcune volte i partiti candidano persone perbene,
specialmente nelle liste civette, per rastrellare consenso sano e
consapevole al quale mai potrebbero accedere.
Ovviamente
non considero volutamente il fenomeno dell'infiltrazione mafiosa dove
la corruzione politica non è un fatto accidentale, ma lo strumento
attraverso cui si concretizza il disegno criminale.
Il
M5S, invece, mette il cittadino al centro della vita politica,
invitandolo ad attivarsi e ad intenderla come servizio gratuito alla
comunità. I nostri attivisti verificano il lavoro svolto dagli
amministratori pubblici, sia quelli del M5S che quelli delle altre
forze politiche. Gli attivisti analizzano i problemi del loro
territorio ed elaborano soluzioni adeguate d'interesse generale per
la collettività, che sintetizzano poi nei programmi elettorali. Gli
attivisti scelgono democraticamente i loro portavoce e li candidano
alla guida delle istituzioni e li sostengono nelle campagne
elettorali. Una volta eletti vigilano sul loro operato ed in caso di
mancato rispetto dei programmi, gli negano la fiducia promuovendone
il loro “recall”. In un contesto quale quello del M5S, la
disponibilità economica non può in alcun modo agevolare la
candidatura, ne tanto meno la ricandidatura ad un eventuale secondo
ed ultimo mandato. Anche durante le nostre campagne elettorali i
soldi non sono indispensabili perché i candidati non possono
comprare spazi pubblicitari, ne regalare buoni benzina, buoni spesa,
cene elettorali o altra utilità.
Chiunque
sia capace e onesto, incensurato, senza procedimenti penali in corso,
può diventare portavoce del M5S ed esercitare il proprio mandato in
sintonia con la comunità degli attivisti che lo ha espresso. Un
disonesto al contrario sarebbe sempre e comunque un corpo estraneo
del M5S, un infiltrato che prima o poi verrebbe individuato e
costretto ad uscire dal MoVimento.
Ritengo
queste le ragioni per le quali un cittadino possa intraprendere con
fiducia il percorso verso il MoVimento Cinque Stelle, che lo porti
dal sostegno elettorale, all'attivismo sul
territorio e in ultima analisi, alla concreta trasformazione del
nostro Paese.