giovedì 28 dicembre 2017

La memoria è come il telefono...allunga la vita!

Silvio Berlusconi ci parla a reti unificate di ciò che intende fare per l'Italia. Ma un uomo politico che ha governato l'Italia oltre vent'anni andrebbe giudicato per quello che ha fatto.

Allora condivido con voi l'elenco di 60 leggi berlusconiane pubblicato da Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano.

Se vi piacciono rivotatelo, altrimenti condividete a fatelo sapere a tutti.

1. Decreto Biondi (1994). Vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la PA e quelli finanziari, comprese corruzione e concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società Fininvest e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto, oltre a impedire i nuovi arresti, provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Riina). Il pool Mani Pulite si scioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” (così chiamato da la Repubblica di Scalfari) inducono la Lega e An a costringere B. a ritirarlo. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi e i manager Fininvest Salvatore Sciascia e Massimo Maria Berruti.

2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n. 357 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”. La neonata Mediaset lo utilizza per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” che estende il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

3. Condono fiscale (1994). Camuffato da “concordato fiscale”, il primo condono Tremonti consente agli evasori di “patteggiare” le liti col fisco pagando una modica multa. Chi ha contenziosi fino a 2 milioni di lire può chiuderli con un obolo di 150 mila. Per le liti da 2 a 20 milioni, si deve versare il 10%. Per quelle ancora superiori, invece, deve ricorrere alla “conciliazione”: sarà il giudice a stabilire la somma dovuta. Poi il concordato viene esteso anche alle società.

4. Condono edilizio (1994). Riapre i termini del famigerato condono Craxi del 1985: si possono sanare, a prezzi stracciati, le opere abusive ultimate entro il 31.12.1993 pagando le vecchie ammende moltiplicate per 2 (per gli abusi pre-1985) o per 3 (per quelli post-1985).

5. Rogatorie (2001). Berlusconi torna a Palazzo Chigi col suo secondo governo e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Cesare Previti&C. La legge 367/2001 stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via email o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge, che resterà lettera morta.

6. Falso in bilancio (2002). Avendo cinque processi per falso in bilancio, B. riforma i reati societari: abbassa le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le prime e 4 e mezzo per le seconde; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); falso in bilancio per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzate alcune fattispecie di reato (come il falso in bilancio presentato alle banche); altissime soglie di impunità (fino al 5% del risultato d’esercizio, all’1% del patrimonio netto, al 10% delle valutazioni). Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato”), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione lampo.

7. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Ue, il governo B. rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione. Secondo Newsweek, il premier “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta Telecinco. L’Italia recepirà la norma comunitaria solo nel 2004.

8. Giudice trasferito (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’Appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in tribunale sino alla fine del 2002.

9. Legge Cirami (2002). I difensori di Previti e B. chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché a Milano l’intero tribunale sarebbe prevenuto contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono la “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. È la legge Cirami. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione respinge la richiesta di trasferire i processi perché il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.

10. Patteggiamento allargato (2003). Sfumato il trasloco dei processi, bisogna rallentarli prima che arrivino le sentenze, in attesa di inventare qualcos’altro: ecco dunque nell’estate 2003 la legge sul patteggiamento allargato, che consente a qualunque imputato di chiedere 45 giorni di tempo per valutare se patteggiare o meno, guadagnando tempo fino a dopo le vacanze. B. ormai è salvo grazie al lodo Schifani, ma Previti no. Dunque annuncia che utilizzerà la nuova legge. Così i giudici devono dargli un mese e mezzo per pensare all’eventuale patteggiamento. Poi ovviamente lo esclude, ma intanto i processi sono sospesi fino a ottobre.

11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori incombono. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Casa delle libertà approva la legge Schifani che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato, del Consiglio e della Consulta (il provvedimento contiene anche la legge Boato, trasversale, che vieta ai giudici di utilizzare senza la previa autorizzazione delle Camere le intercettazioni “indirette”, cioè disposte su utenze di privati cittadini, quando questi parlano con parlamentari). I processi a B. si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale. Poi nel gennaio 2004 la Consulta boccia il “lodo” e le udienze ripartono.

12. Legge ex Cirielli (2005). Approvata il 29.11.2005, si chiama così perché l’ha disconosciuta persino il suo proponente: dimezza i termini di prescrizione per gli incensurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni e B. sta per compierli). Risultato: le prescrizioni si moltiplicano, da 100 mila a 150 mila processi all’anno; vengono decimati i capi di imputazione del processo Mediaset a B. (la prescrizione per frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e viene annientato il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15 anni, ma in 10).

13. Condono fiscale (2002). La Finanziaria varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale per gli evasori fiscali. B. giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle Entrate pagandone appena 35. Anche B. usa il condono per cancellare con appena 1.800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

14. Condono ai coimputati (2003). Il decreto 143 del 24.6.2003 contiene una presunta “interpretazione autentica” del condono, in cui il governo infila anche chi ha “concorso a commettere i reati”, anche se non ha firmato la dichiarazione fraudolenta. Così B. salva anche i suoi nove coimputati nel processo Mediaset, accusati di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.

15. Legge Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme grazie alle attenuanti generiche, B. teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia, fa approvare a fine 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo propone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la legge in quanto incostituzionale. B. allunga di un mese la scadenza della legislatura per farla riapprovare tale e quale nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.

16. Legge ad Legam (2005). Dal 1996 la Procura di Verona indaga su una quarantina tra dirigenti politici e attivisti della Lega Nord, accusati di aver organizzato una formazione paramilitare denominata Guardia nazionale padana in camicia verde. Imputati anche Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni, Calderoli e altri. Le accuse sono tre: attentato alla Costituzione, attentato all’unità e all’integrità dello Stato, costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due vengono depenalizzati dal centrodestra con una leggina ad Legam nel 2005, con la scusa di cancellare i “reati di opinione”: gli attentati alla Costituzione e all’unità e all’integrità dello Stato non sono più reato, salvo in caso di uso effettivo della violenza. Resta l’ultimo reato, la costituzione di banda armata a scopo politico, ma a questo – come vedremo – provvederà il governo Berlusconi-3.

17. Legge anti-Csm (2002). Il ministro della Giustizia del governo Berlusconi II, Roberto Castelli, “riforma” il Csm riducendone i componenti e le competenze: l’organico passa da 30 a 24 membri (8 laici, cioè politici, e 16 togati). Una controriforma fatta apposta per far collassare l’organo di autogoverno dei giudici, svilirlo, ridurlo alla paralisi e al silenzio.

18. Ordinamento giudiziario (2005). Nel 2004 Castelli “riforma” pure l’ordinamento giudiziario per rendere le Procure sempre più controllabili da pochi capi e dalla Cassazione. Ma Ciampi respinge la legge perché “palesemente incostituzionale”. Il centrodestra la riapprova nel 2005 tale e quale, salvo lievissime modifiche. Si torna agli anni più bui della giustizia italiana: una carriera selettiva che imbriglia i magistrati in un’intricata rete di concorsi formalistici; una ristrutturazione verticistica e gerarchica delle procure, col capo dominus assoluto dell’azione penale e il “potere diffuso” dei sostituti ridotto al nulla; una separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici, accompagnata da “esami psico-attitudinali” per i neomagistrati (già previsti dal “Piano di rinascita democratica” della P2); vietato ai pm spiegare le inchieste alla stampa; e l’azione disciplinare obbligatoria su qualunque esposto contro un magistrato, anche se infondato. La legislatura scade nel 2006 prima che il governo eserciti la delega coi decreti attuativi. Provvederà il centrosinistra, con Mastella, a completare lo scempio.

19-20. Norme anti-Caselli (2004-2005). Gian Carlo Caselli e Piero Grasso, nel 2004, si candidano a sostituire Piero Luigi Vigna come procuratore nazionale antimafia. B. sbarra la strada a Caselli con due norme. L’ordinamento Castelli stabilisce che per ricoprire quel ruolo bisogna avere meno di 66 anni. Caselli li compirà il 9.5.2005 e Vigna scade il 15 gennaio. Il 30 dicembre il governo infila nel decreto “milleproroghe” un articoletto di tre righe che proroga Vigna fino ad agosto, così Caselli sarà tagliato fuori. Però il Csm può nominare subito il nuovo Pna ed evitare la porcata. Ma ecco la seconda norma contra personam.

21. Legge pro Carnevale (2004). Corrado Carnevale, ex giudice “ammazzasentenze”, si è si è dimesso nel 2002 dopo la condanna in appello per concorso esterno in associazione mafiosa (poi annullata dalla Cassazione). Ma ecco un emendamento bipartisan alla Finanziaria per il rientro dei dipendenti pubblici sospesi o autopensionati in seguito a procedimenti penali e poi assolti: il caso di Carnevale. Così nel 2006 l’uomo che cassava le sentenze contro i boss, riceveva avvocati e imputati di mafia a casa sua, definiva “cretino” e “faccia da caciocavallo” Falcone, verrà reintegrato in Cassazione per altri 7 anni: cioè fino al 2013, quando ne avrà 83 (8 in più dell’età pensionabile dei magistrati).

22. Nuovo 41-bis (2002). Il punto 2 del papello di Riina recitava: “Annullamento decreto 41-bis”. Nel 2002 il governo B. fa approvare la legge 279 che trasforma il carcere duro per i mafiosi da provvedimento amministrativo straordinario, rinnovato di semestre in semestre dal ministro della Giustizia, in una misura stabile dell’ordinamento penitenziario. Pare un duro attacco alla mafia. Invece la legge sortisce l’effetto opposto: centinaia di boss otterranno la revoca del 41-bis dai Tribunali di sorveglianza. Per una serie di difficoltà interpretative della nuova legge e perché la riforma agevola le richieste di annullamento.

23. Illeciti contabili condonati (2005). La Finanziaria nasconde un colpo di spugna per politici e amministratori pubblici condannati dalla Corte dei conti. Quelli sanzionati in primo grado per “danno erariale” (inclusi i tangentisti che devono restituire il maltolto) possono chiedere in appello di definire il giudizio pagando il 10-20% del danno. Il giudice, sentito il procuratore, può accogliere la richiesta nella misura massima del 30%. Un condono da centinaia di milioni.

24. Raddoppio del finanziamento ai partiti (2002). Per le elezioni del 2001 i partiti hanno incassato 93 milioni di euro: più del quadruplo di quanto avevano speso per quelle del 1996 (20 milioni). Ma nel 2002 destra e sinistra presentano una leggina bipartisan per festeggiare l’arrivo dell’euro: con un cambio di favore, si passa da 800 lire a 1 euro per ogni elettore, da moltiplicare per quattro (Camera, Senato, Europa, Regioni). E attenzione: gli elettori non si calcolano sui votanti (37 milioni), ma sugli aventi diritto alla Camera (50,5 milioni): e anche per il Senato, dove però votano 4 milioni in meno. Così, se le elezioni del ’94 erano costate 36 milioni, quelle del ’96 appena 20 milioni e quelle del 2006 addirittura 93 milioni, quelle del 2008 ne costeranno la bellezza di 136 (ma i partiti ne riceveranno 503 in cinque anni: 10 euro per ogni elettore, con un guadagno netto del 270% sulle spese davvero sostenute). Ultima chicca: la nuova norma assicura i rimborsi per tutta la legislatura, anche se finisce prima. A furia di aumenti, nel 2006 il totale dei rimborsi elettorali toccherà la cifra record di 200 milioni.

25. Condono per le tangenti (2006). Nel febbraio 2006 il governo B. chiude la legislatura con una leggina che consente la cartolarizzazione e la cessione a terzi, senz’alcun limite, dei crediti dei partiti; esenta da responsabilità civile i loro amministratori; crea un “fondo di garanzia” per pagarne i debiti; e decuplica da 5 a 50 mila euro il tetto sotto cui i partiti possono ricevere fondi privati senza dichiararli né commettere finanziamento illecito. Una mega-franchigia per i fondi neri ai partiti e ai politici, che potranno incassare clandestinamente e impunemente fino a 100 milioni l’anno pro capite.

26. Legge Frattini (2002). Dovrebbe risolvere i conflitti d’interessi, invece li legalizza e li santifica: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è solo il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non deve cederle. Unica conseguenza per B.: deve lasciare la presidenza del Milan.

27. Legge Gasparri-1 (2003). In base alla sentenza della Consulta del 2002, entro il 31.12.2003 Rete4 dev’essere spenta e passare sul satellite e cedere le frequenze a Europa7, che ha vinto il bando di gara. Ma il 5 dicembre B. fa approvare la legge Gasparri: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorché priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. E il tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale.

28. Decreto salva-Rete4 (2003). A due settimane dallo spegnimento di Rete4, B. firma un decreto salva-Rete4 che concede alla sua tv l’ennesima proroga semestrale, in attesa della Gasparri-bis.

29. Legge Gasparri-2 (2004). Approvata il 29.4.2004 e simile a quella bocciata dal Colle, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il digitale terrestre, con centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Intanto Rete4 è salva ed Europa7 resta senza frequenze.

30. Decoder di Stato (2004). Per gonfiare l’area del digitale, la Finanziaria prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il relativo decoder. Fra i principali distributori di decoder (Amstrad) c’è Paolo Berlusconi, titolare di Solaris.

31. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tessere taroccate: prontamente il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni e 30 milioni di multa la pena per le smart card fasulle da pay-tv.

32. Salva-Milan (2002). Un decreto di B. consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di ammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.

33. Salva-diritti tv (2006). FI blocca un ddl bipartisan che riforma il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta “soggettivo”, a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.

34. Tassa di successione (2001). Il governo B. abolisce la tassa di successione per i patrimoni sopra i 350 milioni di lire (sotto, l’ha già abrogata l’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni per 25 mila miliardi di lire.

35. Autoriduzione fiscale (2004). Il governo B. abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti. L’espresso calcola che B. risparmierà 764.154 euro di tasse l’anno.

36. Plusvalenze esentasse (2003). Tremonti detassa anche le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene usata da B. nel 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi, risparmiando altri 340 milioni di imposte.

37. Sondaggi a spese nostre (2005). Un emendamento infilato da FI alla Finanziaria consente al premier B. di consultare “enti o istituti di ricerca, pubblici o privati, istituti demoscopici e consulenti dotati di specifica professionalità”. E stanzia 6 milioni per la bisogna. Scopo dichiarato: monitorare “le politiche pubbliche adottate dal governo”. Scopo effettivo: accollare allo Stato i sondaggi di B.

38-39-40. Condoni alla villa abusiva (2004). Il 6 maggio 2004 B. vara due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale antiterrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa Certosa. Il secondo individua la sua villa in Sardegna come “sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo”. Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi a Villa Certosa. Poi c’è una terza norma, la legge 208/2004, che estende il condono edilizio del 2003 alle zone protette: come quella in cui sorge la villa. Così la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze di B., presenta 10 richieste di condono. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300 mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiuderà il procedimento sugli abusi perché in gran parte condonati da norme firmate dal “mero proprietario”.

41. Legge pro Mediolanum (2005). Nella riforma della previdenza integrativa e complementare, FI impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative. Compresa la Mediolanum di B. ed Ennio Doris.

42. Legge pro Mondadori-1 (2005). La ministra dell’Istruzione Letizia Moratti fa un accordo con Poste per il servizio “Postescuola”: consegna e ordinazione per telefono e online dei testi della scuola secondaria. Gli editori non li consegneranno direttamente, ma tramite Mondolibri Bol, posseduta al 50% da Mondadori, cioè da B..

43. Legge pro Mondadori-2 (2005). Il governo stanzia 3 milioni per l’operazione “eBook”: sperimentazione affidata dai ministri Moratti e Lucio Stanca (Innovazione) a Mondadori e Ibm: la prima è di B., della seconda Stanca è l’ex vicepresidente.

44-45. Due scudi fiscali (2001-2003). Nel 2003, ecco il decreto Tremonti sul rientro di capitali guadagnati e/o detenuti all’estero: illegalmente esportati, ma anche illegalmente accumulati commettendo reati. Chiunque vuole rimpatriare tesori nascosti oltre frontiera può farlo depositandoli presso una banca italiana che trattiene, per conto dello Stato, una modica tassa del 2,5% (anziché le normali aliquote fino al 50-60%) e rilascia al cliente una “dichiarazione riservata” di ricevuta con garanzia di anonimato. Un caso clamoroso di riciclaggio di Stato del denaro sporco. Guardacaso, B. è imputato per 1.500 miliardi di lire in nero su 64 società estere Fininvest. Teoricamente, versando all’erario 50 miliardi di lire, può far rientrare tutto senza neppure farlo sapere. Il risultato dello scudo, comunque, è deludente. Così nel 2003 Tremonti concede il bis, riaprendo il condono. Ma anche stavolta il gettito per lo Stato è misero. In tutto, i due scudi incassano 2 miliardi, a fronte dei 77 rientrati.

46. Esenzione Ici alla Chiesa (2005). La Finanziaria esenta le confessioni religiose che hanno sottoscritto intese con lo Stato dall’Ici sugli immobili a fini commerciali. Idem per le associazioni non profit. La Cgil stima un buco nei bilanci comunali di 500-700 milioni l’anno.

47. Salva-rifiuti-1 (2001-2002). La Procura di Firenze apre un’inchiesta sui lavori del Tav: durante gli scavi delle gallerie, è stato inquinato l’ambiente, intaccando le falde acquifere. Ma con la legge Lunardi terre e rocce da scavo non costituiscono più rifiuti e possono essere utilizzate per riempire cave o depressioni del terreno, anche se contaminate. Nel 2002, poi, il governo dichiara per decreto non più inquinanti le emissioni tossiche dell’Enichem di Gela, sequestrato dai giudici: l’impianto riapre, salvi tutti gli indagati.

48. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008 B. torna al governo per la terza volta: manca poco alla sentenza nel processo Mills e lui la blocca con la legge Alfano (detta impropriamente “lodo”) che sospende i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio sino al termine della carica. Si fermano così per un anno e mezzo i processi Mills e Mediaset a carico di B.. Riprenderanno solo un anno dopo, quando la Consulta boccerà la legge Alfano in quanto incostituzionale.

49. Legge salva-rifiuti-2 (2008). Vengono arrestate a Napoli 25 persone, tra cui funzionari del commissariato per l’emergenza in Campania diretto dal neo sottosegretario Guido Bertolaso: avrebbero consentito per anni di smaltire in discariche a cielo aperto rifiuti “tal quali” spacciandoli per “ecoballe” ecologicamente trattate, “con grave pregiudizio per l’ambiente e la salute pubblica”. B. vara un decreto che deroga alle norme nazionali ed europee sullo smaltimento rifiuti e consente di seguitare a sversare nelle discariche campane (e solo in quelle) anche quelli tossici e pericolosi.

50. Legge salva-beni mafiosi (2008). La Finanziaria permette la vendita all’asta di 3 mila immobili confiscati alle mafie, che potranno essere comodamente riacquistati dai prestanome dei boss.

51. Abolita l’Ici (2008). Il governo smantella la tassa comunale su tutte le prime case, escluse quelle signorili, le ville e i castelli (appena 40 mila su 31 milioni di immobili a uso abitativo censiti in Italia). Una norma pro ricchi, dunque anche pro B.: per chi pagava fino a 100 euro di Ici all’anno (il 40% dei proprietari), l’imposta l’aveva già abolita Prodi. Ora nemmeno i redditi medio-alti pagheranno un euro, con un costo per lo Stato di 4 miliardi. Sparisce l’unica tassa federale, fra l’altro a prova di evasione, creando voragini nei bilanci comunali.

52. Scudo fiscale-3 (2009). Tremonti, che aveva giurato di non farne mai più, vara il terzo condono fiscale. Funziona come gli altri due, con la differenza che sui capitali fatti rientrare, in cambio dell’anonimato e dello “sbiancamento”, il governo chiede alle banche di trattenere non il 2,5%, ma il 5. In sede di conversione, scompare financo l’obbligo per le banche di segnalare le operazioni sospette all’antiriciclaggio e sono condonati i gravi reati finanziari collegati all’esportazione di capitali occulti. Lo scudo si applica anche a case, yacht e beni di lusso (che ovviamente restano all’estero).

53. Legittimo impedimento (2010). Siccome, bocciato il lodo Alfano, i processi a B. sono ripresi, ecco una nuova legge per bloccarli, sempre a opera del ministro Alfano: quella che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per il premier e i ministri. E non solo per le attività di governo, ma anche per quelle “preparatorie e consequenziali, nonché comunque coessenziali alle funzioni di governo”. Il tutto per 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Risultato: i processi a B. sono sospesi fino all’ottobre 2011. Ma il 13 gennaio 2011 la Consulta giudica parzialmente incostituzionale il legittimo impedimento. Il resto sarà cancellato da un referendum popolare promosso da Antonio Di Pietro.

54. Più Iva per Sky (2008). Il governo B. raddoppia dal 10 al 20% l’Iva a Sky, la pay-tv di Murdoch, principale concorrente di Mediaset.

55. Meno spot per Sky (2009). Un decreto Romani obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.

56. Più azioni proprie (2009). Il centrodestra aumenta dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

57. Decreto liste (2010). Visto che, per le elezioni regionali, le liste Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità per costringere il Tar a riammetterle.

58. Legge pro Mondadori-3 (2010). L’Agenzia delle entrate contesta a Mondadori 173 milioni di euro di tasse evase nel 1991. Mondadori ricorre in primo e secondo grado vincendo la causa, ma il fisco ricorre in Cassazione e lì c’è un giudice severo che rischia di dar torto all’azienda berlusconiana. B. fa un decreto che consente a chi ha vinto la causa in due gradi di giudizio di chiudere il contenzioso in Cassazione versando solo il 5% del valore della lite. Così, invece di pagare 173 milioni (350 con gl’interessi), Mondadori se la cava con 8,6.

59. Legge salva-generali (2009). Una norma su misura “grazia” gli ufficiali imputati in due processi del Tribunale militare di Roma per la strage di Nassiriya, per non aver protetto impianti e uomini nella base in Iraq e aver così agevolato i kamikaze che nel 2003 uccisero 19 italiani e 9 iracheni con un’autobomba. I Tribunali militari, per procedere contro un soldato o un ufficiale, dovranno avere il via libera del ministero. Che, per Nassiriya, non arriverà mai.

60. Legge salva-Lega (2010). Per salvare i leghisti delle camicie verdi ancora imputati a Verona per formazione paramilitare fuorilegge (gli altri due reati sono stati depenalizzati nel 2005), ecco un codicillo nascosto nel decreto omnibus di 1085 norme “Codice dell’ordinamento militare”: abolisce il decreto del 1948 che puniva da 1 a 10 anni chi “promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici” per compiere “azioni di violenza o minaccia”. Al giudice di Verona non resta che prosciogliere tutti gli imputati: il reato non è più reato.

mercoledì 13 dicembre 2017

La morte può attendere, il cambiamento no!


Edulcorare la situazione del nostro Paese è un comportamento criminale a prescindere dal grado di consapevolezza. 

Gravissimo quando a farlo sono i rappresentanti delle Istituzioni i cui messaggi "ottimistici", non possono più sostituirsi al buon governo in un Paese come il nostro dove è povero un italiano su sei. 
Ieri Eurostat ci ha fatto sapere che oltre dieci milioni di persone in Italia non possono più permettersi una dieta proteica adeguata, abiti dignitosi, un riscaldamento sufficiente della propria dimora, di pagare regolarmente l'affitto e le bollette.

Quanto può durare ancora questa situazione prima che tutto sfugga di mano?

Penso anche io che le manifestazioni antifasciste di questi giorni siano soltanto speculazioni politiche. Tentativi goffi di spremere come un limone il "sentiment di sinistra" e trarne quanto più consenso possibile, dopo cinque anni di fallimento conclamato, in vista delle imminenti elezioni. 
Ma sarebbe veramente sbagliato non cogliere i segnali che a quelle manifestazioni hanno dato origine. Un disagio realmente diffuso, sul quale purtroppo speculano personaggi indecenti, complici quando non addirittura protagonisti di politiche fallimentari.

Tutti riconoscono al MoVimento la capacità di aver incanalato il dissenso popolare nell'alveo democratico. Ciò ha però generato nei cittadini un aspettativa di cambiamento che ora non può più essere disattesa, senza mettere a rischio la tenuta democratica. 

Proprio ieri la casta, attraverso i suoi rappresentanti in Senato, ha bloccato l'iter legislativo della cancellazione dei vitalizi. Un occasione persa per dare il buon esempio, un messaggio utile a recuperare la frattura tra il popolo e i loro rappresentanti.

Ma è evidente che i partiti quella frattura la cercano per spingere gli elettori a disertare le urne ed abbassare il quorum della loro rielezione. Una manovra a tenaglia che da un lato tenta di allontanare i cittadini dalla politica e dall'altro, attraverso una campagna diffamatoria senza precedenti contro il MoVimento, tenta di impedire il cambiamento.

Pazzi furiosi! Non si rendono conto che così facendo stanno segando il ramo dell'albero su cui sono seduti.

Il cambiamento in Italia non può più attendere e a guidarlo dovrà essere il MoviMento, l'unica forza politica con un progetto serio e la credibilità per portarlo avanti.


domenica 3 dicembre 2017

E adesso basta, vado con il primo che incontro!

Ve la ricordate questa pubblicità di qualche anno fa?
Quella bella ragazza che litigando col fidanzato lo minacciava di uscire con il primo che avesse incontrato?
Ed il suo vicino, "gran paraculo", che avendola ascoltata, si presentava di corsa alla porta, senza neanche togliersi il  grembiule, dicendo semplicemente "buonasera!"?




Bene è proprio quello che è accaduto oggi a Pietro Grasso, uomo molto fortunato e scaltro.
E' rimasto ad attendere che tutti i big delle forze di sinistra, si scornassero tra di loro, poi quando oramai non vi era più speranza per nessuno di comporre l' "accozzaglia elettorale", si è presentato ed ha detto semplicemente: "Buona sera!".
Ovazioni ed investitura per acclamazione a "papa delle sinistre".
Eppure non aveva fatto un granché di sinistra, nemmeno detto cose di sinistra. Anzi forse non le aveva mai nemmeno pensate cose di sinistra. Ma si sa nel paese degli orbi, chi vede ad un occhio è Re.
Dopo essere stato il "cocco" di Berlusconi nell'antimafia, candidato dal PD, era stato eletto in quota "foglie di fico" al Senato. Poi data la carestia di presentabili in quel Partito, ne era diventato il candidato Presidente al Senato. Eletto poi, manco a dirlo, grazie ai voti dei forzisti, che non lo hanno mai abbandonato.
Da Presidente del Senato, si era anche reso complice della "fiducia" sulla legge elettorale, avversata a parole da quelli che oggi lo acclamano. Ultimo favore a Berlusconi, prima di mollare Renzi ed il suo PD. Ultimo a farlo tra quelli che oggi lo acclamano, forse è stato bravo a scegliere i tempi. Tra persone che si nutrono del nulla, il tempismo è evidentemente una dote.
Ed ora Berlusconi può contare "amicizia" e riconoscenza in tutte le coalizioni che fintamente a lui si oppongono, M5S a parte che è diventato il suo unico vero incubo.
In ogni caso tanti auguri a Pietro Grasso, ai politicanti che oggi a lui giurano fedeltà e soprattutto agli stolti che ancora abboccano a  queste messe in scena.
Ne avranno tutti bisogno!


giovedì 9 novembre 2017

Nella vita ci vuole fortuna!

Kevin Spacey nella vita di fortuna ne ha avuta tanta, ma non abbastanza.

Se fosse stato un cittadino italiano, oggi si aprirebbero per lui le porte della carriera politica.

Con le accuse di molestie sessuali e le elezioni alle porte, i partiti italiani farebbero a gara per candidarlo nei collegi uninominali.

Dal momento che con il "rosatellum bis", vale tutto,  il "Partito Porcelloni Impenitenti", può coalizzarsi tranquillamente con il "Partito Porci a Casa". Tanto le poltrone si dividono con calma la sera del voto, dopo la chiusura dei seggi. Alla faccia degli elettori che la volevano cotta e di quelli che la preferivano cruda.
Certo c'è sempre il rischio che il giorno dopo il candidato venga arrestato. Ma i partititi che ci perdono?  Possono in base alla convenienza, gridare allo scandalo, come ha fatto ieri il PD con Cateno De Luca. Oppure invocare la superkazzola della "giustizia ad orologeria" o quella della "garantismo" o entrambe, in attesa della prescrizione.

E allora Kevin sarebbe in Italia il benvenuto, non solo in Forza Italia, dove il suo vizietto è considerato addirittura una virtù, ma anche nel PD e nella sinistra, sempre a caccia di "personaggi noti" della società civile. Anche la Lega, in piena campagna acquisti un pensierino, sono sicuro, ce lo farebbe.
Con un po' di fortuna Kevin, se fosse italiano, avrebbe potuto lasciare Hollywood per Montecitorio o ancora più in alto, come insegna la storia di Silvio Berlusconi.

Invece no, poverino è statunitense e i suoi concittadini non attendono le sentenze dei tribunali per prendere le distanze, applicano immediatamente il "buon senso" che noi italiani, purtroppo abbiamo perso.

Qualcuno ci ha aiutati a perderlo? Vero!
Ma questa è un altra storia, che forse racconterò. Chissà!


lunedì 6 novembre 2017

Siamo cittadini, ma non abbiamo l'anello al naso!


I confronti in TV non hanno senso con uno sfidante quando si è più forti. Anche se li vinci non guadagni nulla!

Il MoVimento non deve elemosinare passaggi televisivi, deve essere trattato al pari degli altri, come accade nei paesi democratici.

Il PD oggi ha un terzo dei voti del MoVimento ed è diviso in almeno tre parti, di cui Renzi non ne controlla nemmeno una.
Al varco nel suo partito, non sono solo Michele Emiliano ed Andrea Orlando ad attenderlo, ma anche i pezzi da 90 che nelle primarie lo avevano sostenuto: Franceschini, Gentiloni, e persino la stessa Boschi (che aveva sfidato Di Maio ad analogo confronto!).

Invece Di Maio guida il MoVimento forte dell'investitura dei suoi iscritti ed oggi, anche di un ottimo risultato in Sicilia e ad Ostia.
Una forza politica, che ha già dimostrato nei fatti la propria coerenza e che ora si presenta con un programma elettorale valido agli italiani. Un leader che non ha quindi nulla da temere, checché ne dica Matteo Renzi nel tentativo estremo, ma comprensibile, di risollevarsi.
Credo che la scelta di Luigi Di Maio sia giusta e ragionata, accompagnata anche dalla naturale ritrosia di un "cittadino per bene" a mostrarsi, "quando non indispensabile", vicino ad un uomo come Matteo Renzi.

Un confronto televisivo che in quei cittadini che guardano la politica durante lo "zapping", confermerebbe l'idea che il M5S è oramai come gli altri partiti. Un idea ERRATA che il mainstream cerca di accreditare e che ha già dato i suoi frutti avvelenati, tenendo a casa alle elezioni siciliane oltre la metà degli elettori.

Ci andasse lui su quella "poltrona amica", e si godesse quella che potrebbe essere la sua "ultima volta", non certo la prima.

Bravo Luigi Di Maio hai fatto bene!

sabato 4 novembre 2017

Il Marchese del Grillo domani va a Palermo


Il Marchese del Grillo, interpretato da Alberto Sordi, scopre suo sosia, un uomo della plebe, semplice e sottomesso, un "carbonaio". Decide allora di giocare uno scherzo alla sua nobile famiglia, fa rapire il carbonaio quando è ubriaco e lo fa portare nella sua abitazione, dove i ruoli tra loro si scambiano.

Domani ogni siciliano semplice e modesto, che si era addormentato guardando la TV, ubriaco di bugie e silenzi, si sveglierà nobile e potente. Per poche ore non sarà più vittima dell'oligarchia politica/mafiosa, molto simile alla nobiltà feudale di un tempo. Sarà un cittadino con il "pieno diritto" di determinare il proprio futuro. Recandosi alle urne avrà la possibilità di scegliere tra due differenti proposte:
1) Votare il MoVimento Cinque Stelle, cittadini onesti, prestati alle istituzioni per portare avanti un programma di cambiamento sostenibile, con al centro gli interessi dell'isola e di TUTTI i suoi abitanti. Un progetto che lo vedrà coinvolto come protagonista, padrone del proprio destino.
2) Votare uno qualsiasi degli altri partiti, TUTTI UGUALI, che garantiscono lo status quo dell'isola ed i privilegi economici mafiosi consolidati da anni. Potrà così tornare alla vita sottomessa di sempre, a "spalare carbone", a lamentarsi e ad abbaiare alla luna.
 

venerdì 3 novembre 2017

Firma o non firma? Certo che firma!

Come prevedibile il Presidente ha firmato la legge elettorale.

Non ha ritenuto "fondati" i dubbi d'incostituzionalità della Legge, sostenuti dal #M5S e dalla comunità scientifica al completo.

Era prevedibile, non solo per la natura dell'uomo, quanto per la continuità con la medesima scelta fatta due anni prima, quando aveva avvallato una legge elettorale l'italicum, che presentava gli stessi vizi. Non firmarla avrebbe costituito per lui una manifesta "incoerenza", se non addirittura la malafede.

Anche questa volta una scelta nella sostanza dissennata quanto formalmente ineccepibile sul piano giuridico.

Sempre più forte appare l'esigenza di un controllo preventivo di costituzionalità delle leggi, tarato sui valori morali degli uomini contemporanei, evidentemente differenti da quelli che la Costituzione scrissero.

Ora la democrazia è nelle mani degli italiani!

venerdì 27 ottobre 2017

Totò, Pasquale e la Banca D'Italia


Quando parliamo di Banca d'Italia la cosa più importante da dire è quella meno nota.
Bankitalia è una SPA che attraverso la catena del valore, costa al sistema Italia 2,2 miliardi di Euro l'anno, di cui oltre 623 milioni di euro in stipendi ed emolumenti a dipendenti

Certo è una Istituzione molto importante, con tante sedi, tanti dipendenti (e tanti privilegi: stipendio medio superiore 85.000 euro lordi!), ma bisogna anche dire che il suo compito principale dal 2013 è quello di "vigilare" sulle altre banche italiane.
E questo è il punto!

Prima di procedere oltre nel ragionamento è bene ricordare anche che negli ultimi 2 anni le "banche allegre", hanno bruciato in complesso oltre 100 miliardi di euro, di cui una parte era dei risparmiatori a vario titolo (azionisti ed obbligazionisti più o meno al loro insaputa!) ed una parte dei contribuenti. Anche di chi il conto in banca non ce l'ha, anche di chi ogni giorno lotta per mettere il piatto a tavola. 

Detto questo credo che nessuno, forse nemmeno il Governatore Ignazio Visco, dubita sull'inefficienza della Banca D'Italia a svolgere il proprio ruolo di controllo.

Ciascuno invece ha una propria posizione sulle responsabilità. Chi da la colpa a Visco, chi ai politici, chi all'usciere del III piano che gli sta antipatico.

Opinioni legittime quanto campate in'aria dal momento che la riservatezza dell'Istituto è uno degli altri compiti di Bankitalia, questo si, svolto con maniacale efficienza.
L'opacità è totale al punto che il M5S ha dovuto chiedere una commissione parlamentare con poteri speciali, come quelli assegnati alla magistratura, per riuscire a capire cosa non ha funzionato, chi ha preso i soldi (i nostri soldi!) e per farne che uso.
L'argomento è così imbarazzante che in tanti si sono opposti, compreso il suo attuale presidente Pierferdinando Casini. Se non puoi vincere un nemico meglio allearsi e diventarne il capo.

Forse l'inefficiente vigilanza non è la causa della crisi bancaria, ma sicuramente non ha contribuito ad evitarla ne tantomeno a mitigarne le conseguenze.
E' altrettanto chiaro che l'omessa vigilanza richiama alle loro responsabilità i partiti di governo e quelli di finta opposizione il cui tentativo di smarcarsi, fischiettando è ridicolo.

Ricorda tanto il bellissimo sketch di Totò, altrettanto comico, in cui il Principe De Curtis, dopo aver preso tanti schiaffi da un bruto che lo aveva scambiato per "Pasquale", si smarcava dal torpore e dall'apatia, con l'ormai celebre battuta: "E che sono Pasquale?".

Ma Renzi è "Pasquale" e la Boschi se non è "Pasquale" ne è quantomeno la figlia.

Anche Berlusconi, dopo aver affidato a Rocco Palese alla Camera la difesa d'ufficio di Ignazio Visco, ha "fischiettato" nel tentativo di far dimenticare a tutti che sei anni fa era lui "Pasquale", quando aveva nominato Visco a "governare" la Banca d'Italia.

Ovviamente c'è poco da ridere e questi personaggi d'avanspettacolo hanno fatto il loro tempo.
Presto saremo chiamati alle urne e ciascuno di noi a "Pasquale", potrà schiaffeggiarlo sino saziarsi, di ogni torto subito.

martedì 17 ottobre 2017

Il posto fisso quando è dei potenti non si tocca

Scade il mandato del governatore della Banca d'Italia, l'organo che doveva vigilare ed impedire che quasi 100 miliardi di Euro fossero bruciati in Italia dalle Banche.

Il #M5S chiede al governo di non rinnovare il mandato, i partiti di maggioranza si oppongono.

Anche Forza Italia si oppone e fa sapere tramite il parlamentare leccese Rocco Palese, di voler cavalcare il tema della tutela del risparmio nell'imminente campagna elettorale. Un po' come dire che si propone di combattere il crimine lasciando però i rapinatori in circolazione.

Il PD si oppone ma esprime perplessità sulla governance del sistema bancario, come se in questi cinque anni fosse stato all'opposizione anziché al governo. Insomma il solito PD partito di lotta e di governo, una sceneggiata in cui Renzi ed Emiliano si scambiano di posto, con quest'ultimo a difendere il governatore Visco.

Se non ci fossero di mezzo i soldi dei risparmiatori e quelli dei contribuenti ci sarebbe da pisciarsi sotto dal ridere.



domenica 15 ottobre 2017

24 ore a Roma


A Roma c'era lo stesso sole, lo stesso tiepido Ottobre che avevo lasciato tre anni prima, andando via, dopo l'intervento di Beppe Grillo, al primo raduno di "Italia5Stelle", nel magico sfondo del Foro Italico.
La città mi è sembrata la solita, forse solo un po' più pulita. I soliti turisti chiassosi e curiosi, pronti ad immortalarsi sul set della grande bellezza.
La solita allegria disincantata dei romani da secoli avvezzi allo scorrere dei governi così come a quello delle stagioni.
Ho osservato attentamente il percorso dell'autobus, alla ricerca di una delle tante buche, nulla da fare non ne ho viste. Ho visto invece il solito traffico sostenuto ma scorrevole, lambire come torrente impetuoso, i palazzi e gli eterni monumenti della città divina che, a dispetto di ogni strumentalizzazione, è ancora la più bella del mondo.
Una passeggiata in centro è troppo poco per esprimere un giudizio sensato su di una metropoli come Roma, ma da barese avvezzo ai disservizi, posso almeno affermare, che se la capitale è allo sbando, come dicono giornali e TV, quello sbando la Raggi lo ha saputo nascondere a meraviglia.
Il giudizio sull'operato della Raggi, lo esprimeranno democraticamente i cittadini romani fra un po meno di tre anni. Valuteranno loro, in base alla loro esperienza a chi affidare l'amministrazione della loro città.
Sino ad allora balle e pettegolezzi li rimanderò al mittente.
Sempre a Roma, c'è invece chi non avendo più tappeti sotto cui nascondere la propria polvere, nell'imminenza delle elezioni politiche, teme il voto popolare più della peste. Terrorizzato cerca con ogni mezzo di salvarsi. Si accinge ad una sofisticata truffa elettorale, emulando il colpo gobbo che consentì a Benito Mussolini di assicurarsi un ventennio dl potere.
Ma questa è un'altra storia il cui prologo è stata la grande manifestazione popolare di questi giorni sotto la Camera dei Deputati e quella che si terrà la prossima settimana al Senato.
Chi vorrà in questa storia sarà il benvenuto!






venerdì 22 settembre 2017

Oggi qualcuno scopre che i migranti nei campi profughi libici vengono violentati, ammazzati di botte prima di morire di fame e sete.
Credevate davvero che la priorità di Minniti, il Putin de noaltri, nel fare accordi con i comandanti libici fosse quella di salvare vite umane?
Per i partiti di governo il fiume in piena di immigrati che attraversavano il canale di Sicilia, non era un problema in se, quanto una seria ipoteca sulle imminenti elezioni politiche.
PD, AP & Company, avrebbero continuato volentieri ad incassare le generosissime stecche di chi, sulla pelle degli immigrati, aveva creato un business niente male. Un attività più redditizia e meno rischiosa di quella della droga: la gestione "umanitaria" dei richiedenti asilo.
I poveri cristi sarebbero continuati a sbarcare in Italia, come preteso da Renzi negli accordi con i partner europei, le cooperative avrebbero continuato ad incassare i soldi della UE per mantenere immigrati fantasmi che nel frattempo si erano dileguati. Se i nostri confinanti non se ne fossero accorti e non avessero sospeso il trattato di Schengen, chiudendo le loro frontiere, e bloccando sul nostro territorio Dio solo sa quanti clandestini, nessuno si sarebbe mosso a sigillare in fretta e furia la nostra frontiera.
La situazione andava più che bene anche alla destra, l'attuale finta opposizione, dove anche chi non partecipava direttamente al banchetto, aveva un ottimo argomento di propaganda politica per continuare a sedersi sulle poltrone dei talk show, in attesa dell'alternanza.
Invece non è andata così ed il problema è esploso nelle mani della classe politica più cialtrona che mai il nostro Paese abbia conosciuto.
I Politici hanno (mal)governato i flussi, con un occhio al portafoglio (il loro!) e l'altro ai sondaggi, alternando negli anni un insulso buonismo ad un altrettanto becero populismo. Un comportamento criminale responsabile sia delle sofferenze dei migranti, quanto ora della xenofobia dilagante.
Un sentimento sbagliato in assoluto, conseguenza però comprensibile e ampiamente prevedibile, di politiche dissennate e di politici altrettanto inadeguati. Qualcosa che soltanto intellettuali da quattro soldi e politicanti da operetta possono pensare di cancellare con una scrollata di spalle, o con invettive provocatorie che pongono in ridicolo insieme al nostro Parlamento, la democrazia del nostro Paese.
Noi italiani che abbiamo la responsabilità di aver scelto quei governanti, dopo aver compreso l'errore commesso, dovremmo evitare di cadere nuovamente nella trappola della retorica.
Purtroppo non solo i media, ma anche sui social si assiste a una stupida divisione tra chi vorrebbe mandar via i migranti, non si sa bene dove, non si sa bene come e chi invece ritiene “dovere morale” accoglierli, senza chiedersi quanti ne possiamo ospitare, se abbiamo le risorse per farlo, ne come farlo.
Un dibattito in cui anche le zanzare assumono tristemente la loro importanza, che si mischia con l’obbligo vaccinale, con la scuola, con la insicurezza e la disorganizzazione generale dello Stato.
Insomma un groviglio inestricabile che fa bene solo ai cacciatori professionisti di voti, quelli che non si pongono, dopo l’elezione, nessun problema di coerenza con i programmi e le promesse elettorali e che perciò possono promettere di far volare gli asini, sicuri di trovare abbastanza stolti che ci credono.


Io da questo dibattito inconcludente mi ritiro riservandomi di organizzare sul tema incontri e dibattiti in cui far conoscere la soluzione del #M5S che, al momento è l’unica seria, sostenibile e priva di retorica ideologica.


Primum vivere deinde "governare"

La strategia piddina della nuova legge elettorale il c.d. Rosatellum 2.0, è chiara: agevolare la formazione di una robusta coalizione di centro-destra.

Matteo Renzi si è convinto della impossibilità di vincere le elezioni ed ha scelto quello che per lui è il male minore.

Piuttosto che cedere il passo al MoVimento Cinque Stelle ha preferito agevolare Berlusconi, garanzia per la partitocrazia di restare in sella. Contando sulla sua giovane età, fra cinque anni, pensionati i suoi peggiori nemici interni, potrà sempre godere della riconoscenza del Ex Cavaliere (o dai suoi eredi!).

Smettere ogni stupida diatriba, concentrasi sul mostruoso scenario che incombe è prioritario.
Non ci sarà più nulla da migliorare nel MoVimento se perderemo questa che si annuncia come la "madre di tutte le battaglie".

Serrare i ranghi!

venerdì 8 settembre 2017

Vaffanculo

Il vaffanculo di dieci anni fa non era una protesta, uno sfogo di cittadini frustrati ma l'interruzione definitiva del dialogo tra quei cittadini e una classe politica, che aveva un nome ed una connotazione precisa: "la kasta".
Era la presa d'atto di una parte sempre più consistente dei cittadini italiani che il sistema politico della delega non era più sostenibile, l'autocoscienza che l'unica alternativa era rimboccarsi le maniche e cacciare dalle istituzioni i predoni.
Quel vaffa fu sottovalutato dai politici presi come al solito, dalle loro manovre di palazzo, dalla spartizione di poltrone. Una fortuna inaspettata per un nascente movimento che sarebbe stato spazzato via se solo quella gentaglia avesse compreso da subito, la portata politica del nostro gesto.
Immaginate se l'attuale offensiva mediatica, a testate e reti televisive unificate, fosse arrivata, prima che il #M5S avesse potuto dare prova della propria coerenza, rinunciando agli stipendi, ai rimborsi elettorali e ai tanti privilegi. Se Di Battista, Di Maio, Fico e tantissimi altri noti e meno noti, non avessero avuto l'occasione di dimostrare che semplici cittadini, onesti e motivati, possono guidare il nostro Paese meglio dei "professionisti". Oggi il MoVimento non esisterebbe o avrebbe un peso marginale nella politica. Invece no!
I media, liberi una volta tanto, non censurarono quell'evento, anzi alcuni di loro, nel tentativo maldestro di trarre profitto, diventarono megafono di quel che accadeva, contribuendo senza volerlo al successo del MoVimento.
Anche l'intellighenzia ribelle che, dalle comode poltrone dei Talk Show, criticava il potere, pensò a quella piazza come ad una delle tante da cavalcare, per continuare a meritarsi lo stipendio che ogni finta democrazia riserva ai "rivoluzionari istituzionalizzati". Penso a Santoro, Lerner, Stella ed altri che da una vita erano la spina nel fianco della kasta e che da una vita continuavano ad esserlo senza sortire alcun effetto.
Ancora oggi rido pensando all'inettitudine di "Fassino" che arrivo persino ad indicarci la strada. "Si faccia un partito" gridò a Beppe Grillo che forse sino a quel momento non ci aveva ancora pensato.
Dopo il botto alle elezioni siciliane che solo Napolitano non aveva sentito ed il successo alle politiche del 2013, si svegliarono. Ancora intontiti, alcuni di loro pensarono di inglobarci ed invitarono il M5S al banchetto. Antropologicamente diversi, non si aspettavano il rifiuto di tradire i cittadini e spartire poltrone "come fan tutti". Tentarono di depotenziare il MoVimento affidando il potere ad un comico, Matteo Renzi. Come se il successo del MoVimento venisse dalla professione di Beppe Grillo, invece che dalla sua straordinaria capacità di intuire le cose.
Renzi il rottamatore fu contrapposto a Grillo, ma le parole non bastarono, così come non bastarono 80 euro al mese per comprare elettori che non tardarono poi a dargli il benservito.
Ed ora siamo qui a metà del guado, il punto più pericoloso della traversata, quello in cui onde e venti sono più forti. Ma il punto in cui siamo è anche la condizione ideale perché ogni cittadino scelga in libertà dove andare. La paura di perdere quel poco che ci è rimasto non può a questo punto più condizionarci, giacché il rischio di perdere tutto nel tornare indietro o proseguire è matematicamente identico.
Per quanto mi riguarda non ho più dubbi, indietro non c'è nulla!