domenica 4 novembre 2018

Il Piave mormorò...lasciatemi in pace!

Cento anni fa finiva la prima guerra mondiale, la più inutile delle guerre sul cui altare furono sacrificati oltre quindici milioni di vite umane.

Un milione e duecentomila italiani persero la vita, di cui 600 mila trascinati in uniforme nelle trincee a morire perlopiù di fame e di stenti.

Le celebrazioni di oggi mi lasciano freddo ed indifferente, non certo per le vittime di quell'inutile conflitto, ma per il riaffermarsi da un po' di tempo a questa parte, di una retorica ipocrita che non mi appartiene.

Non c'è eroismo nel morire sotto il piombo o i gas del nemico, costretti in una trincea o lanciati in un inutile assalto da un potere altrettanto ostile e straniero, quello del tuo governo.

I morti che Emilio Lussu ci ha raccontato in "Un anno sull'Altipiano", oggi non sono certo contenti di essere strumentalizzati da chi difende ancora, dopo cento anni, il diritto di pochi, le élite, a determinare il destino dei tanti, le masse.

In una giornata come oggi vedo mescolarsi pericolosamente da un lato la retorica della Patria, dell'eroismo del sacrificio estremo e dall'altro quella di un pacifismo che senza uguaglianza e solidarietà, è la più grande ingiustizia per chi subisce le disparità e le contraddizioni del nostro tempo.

Una giornata come oggi dovrebbe invece far riflettere sulla pericolosità dell'accentramento di potere che a livello nazionale o europeo, non solo non garantisce dal tragico ripetersi delle guerre, ma rischia di diventarne addirittura la causa profonda.

La democrazia, la partecipazione alla vita democratica, anche quella diretta dei cittadini nelle forme rese oggi possibili dalla tecnologia, sono l'unico antidoto efficace al ripetersi di grandi tragedie come quella che oggi ricordiamo, ma soprattutto delle piccole tragedie quotidiane che fasce sempre più ampie della popolazione vive ogni giorno.

Nessuno di quei morti se potesse avrebbe scelto quell'inutile sacrifico e l'unico eroismo a cui mi inchino è quello di chi ha cercato di mantenere nonostante la guerra, nonostante la distruzione, il senso profondo della solidarietà tra uomini egualmente vittime di poteri ostili.

E' il loro esempio che deve continuare a guidarci, quella umanità che nessuno potrà mai sconfiggere.