sabato 23 gennaio 2016

Ma di che cosa stiamo parlando?

Non riesco a parlare di "step child adoption" mentre vedo con i miei occhi gli effetti della riforma della scuola. Una riforma che sta alla scuola, come il colpo di grazia sta ad un condannato a morte. Mentre assisto alla debacle di uno stato che non è più in grado di finanziare la ricerca e l'innovazione nel nostro Paese. Come posso concentrarmi sull'adozione dei figli delle coppie omosessuali, mentre la nostra Costituzione viene stuprata nel Parlamento, da poltronisti eletti violandone i precetti? Il mio pensiero corre a quanti presero le armi per liberare il nostro Paese dalla tirannia e non esitarono a sacrificare la loro vita, per regalarci il futuro democratico che a loro era stato negato. Come posso concentrarmi su temi etici, mentre appare evidente anche ai ciechi, tutta la precarietà del sistema bancario italiano su cui basa ciò che resta della nostra disastrata economia? Penso agli effetti di di una crisi purtroppo ancora tutta da scoprire. Cosa rispondere a una intera generazione di trentacinquenni che non ha mai avuto un lavoro stabile e che ora, fuori per sempre dal mercato del lavoro, vive nel nostro Paese senza alcuna prospettiva? Che rassicurazione potrà venire loro da questa legge, indipendentemente dall'esito di un confronto tutto "politico"? Si sentiranno meglio le tante vittime della Legge Fornero, sapendo che il Parlamento dopo anni è riuscita a partorire una Legge che non muta in alcun modo il loro triste destino? Come dare torto ai tanti che dopo essere stati costretti ad emigrare per lavorare, avranno una ragione in più per giudicare incapace la politica italiana nel suo complesso?Penso anche alle loro sfortunate famiglie, derubate dei loro figli da uno stato incapace di dare risposte concrete a chi soffre davvero. Ho smesso di guardare la televisione proprio perché non sopportavo più che un nucleo ristretto di benpensanti nel nostro Paese decidesse per tutti, gli argomenti su cui discutere. Credo nei social network, nella loro forza di rompere uno schema che ci obbliga alla più bieca delle omologazioni mai vissuta al mondo. Spero che anche la rivoluzione dei social network, della democrazia digitale, non venga fagocitata da un sistema capace d'ingoiare, digerire e trasformare in "merda" ogni possibilità di cambiamento che la storia gli presenta. Per chi segue la corrente, buon divertimento, ma "not in my name"! :-)