martedì 22 maggio 2018

Non solo ladri

Confindustria recentemente ha divulgato uno studio che stima a 280.000 unità la carenza di personale specializzato nel nostro Paese, in grado di far fronte nel settore manifatturiero alle esigenze della Industria 4.0.
Sotto accusa il sistema scolastico incapace di formare abbastanza tecnici diplomati.

Con tanti giovani costretti ad emigrare e tanti qui in Italia a sopportare l'umiliazione di una precarietà senza fine o peggio quella di una disoccupazione senza speranze, analisi come queste ci lasciano tutti allibiti ed increduli.

Tutto vero!

La carenza di tecnici è il risultato di un clamoroso errore di Mariastella Gelmini, che da Ministro della Pubblica Istruzione sotto il quarto (e speriamo ultimo!) governo Berlusconi, giusto dieci anni fa, varò una riforma della scuola scriteriata.
Spinta dal furore ideologico tremontiano di far cassa, senz'alcuna pianificazione strategica, senza battere ciglio, da vera "yes woman", irresponsabilmente massacrò la scuola pubblica accanendosi in particolar modo proprio sugli istituti tecnici.

A quelle scuole che tanto avevano contribuito allo sviluppo economico nel nostro Paese, formando i quadri intermedi, la spina dorsale dell'industria manifatturiera e che tanto avrebbero potuto ancora fare per fronteggiare la crescente richiesta di personale qualificato nelle aziende italiane, non solo furono negati finanziamenti adeguati per innovare programmi, didattica e strutture, fu addirittura ridotto il tempo scuola, il numero delle ore di lezione frontali erogate. Quattro ore in meno alla settimana per ciascuno studente e furono proprio le materie professionalizzanti ed in particolare i laboratori, specificità e vanto di quell'offerta formativa, a pagare il prezzo più alto. 

In quei giorni, lo ricordo bene, la Confindustria plaudiva (come sempre!) alle scelte del governo. L'opposizione (finta), PD in testa, nel 2013 chiese i voti per abolire quella riforma ed anziché mantenere le promesse elettorali, completò l'opera nel 2015 varando la "buona scuola", la riforma renziana della scuola, che ahimè tutti ricordiamo, sulla quale preferisco sorvolare.

Come purtroppo accade nel nostro Paese i responsabili delle scelte sbagliate, non solo non pagano per i loro errori e lasciano il conto ai cittadini, ma restano in cattedra a dare lezioni a tutti.


Se ci sarà un governo Lega-5Stelle, spero si trovi il tempo e l'accordo, non solo di eliminare le tante storture introdotte dall'ultima riforma, la L.107/2015, come previsto dal contratto, ma anche di rilanciare la scuola che della formazione tecnica non può davvero più farne a meno.